Feste e ricorrenze a Orosei

La popolazione sarda in generale ama particolarmente le feste e ricorrenze tradizionali; Orosei non è da meno. In queste occasioni spesso vengono organizzati spettacoli di ballo e canti tradizionali (tenores), eseguiti da gruppi folcloristici in costume sardo. Si usa anche organizzare gare di poesia in musica (ai due poeti che gareggiano viene dato un tema; gli argomenti improvvisati da ciascuno sono espressi con canti in poesia sarda cercando di controbattere gli argomenti dell’avversario). A molte feste sono abbinati dolci particolari che si accompagnano a dolci più comuni come il torrone sardo (fatto con miele al posto dello zucchero), il croccante, gli amaretti sardi, i biscotti (bistoccos), guelfi, coffittura de ilos, cartò, coffittura de mendula, ecc.
Ecco qui un elenco delle varie feste e ricorrenze che puoi trovare a Orosei
16 gennaio – SS. Antonio Abate
Questa è una delle feste in cui maggiormente si avverte una forte carica sociale e rituale, legata alla preparazione ed accensione di un grande falò in onore del Santo.
Mattino dell’Epifania
A partire dal mattino dell’Epifania (localmente si ricordano di preferenza Sos tres Res, cioè i Re Magi), con carri trainati da buoi, motocarrozzelle o camion di ogni tipo, gli abitanti del paese, da soli o in comitive organizzate, provvedono alla raccolta e al trasporto di legna che ammucchiano all’interno del vasto cortile di S. Antonio dove, accanto alla torre, è stato in precedenza piantato un alto palo di cipresso (su pirone).
Pomeriggio
Il pomeriggio del 16 gennaio, vigilia della festa liturgica, l’imponente catasta di legna assume una forma conica col vertice sormontato da una grande croce d’arance. Alle 17.30, subito dopo il vespro, il sacerdote, preceduto dal simulacro benedice il fuoco acceso in più punti.
La grande folla che segue la cerimonia inizia a compiere intorno al falò i tre giri rituali, mentre, sfidano le alte fiamme, un gruppo di ragazzi si avventura alla conquista delle arance della croce.
Mano a mano che l’intenso calore delle fiamme allontana a debita distanza i visitatori, all’interno delle stanzette il comitato distribuisce vino, caffè e soprattutto il dolce tipico di questa festa: su pistiddu (dolce a base di farina, miele e aromi naturali) e su pane niedhu (farina, miele, lievito e sapa).
Sera
Contemporaneamente a questo, che potremmo definire il falò della comunità, si accedono nei rioni del paese (in un cortile, una piazzetta o nei crocicchi delle strade) altri falò di forma simile, ma di dimensioni alquanto più ridotte, allestiti da singole famiglie per assolvimento di un voto fatto al santo.
A casa di queste famiglie la sera si consuma un ricco banchetto, cui sono invitati in gran numero parenti e amici.
Dalla direzione del fumo si traevano auspici per l’annata agraria, mentre le ceneri venivano raccolte a scopo terapeutico contro le malattie addominali dei bambini.
Riti della Settimana Santa
La popolazione ama particolarmente le feste e le ricorrenze che caratterizzano i vari paesi della Sardegna; i riti della settimana santa sono i più sentiti da tutti , anche perché si sta uscendo dai mesi invernali.
Grazie alla ininterrotta attività delle confraternite oroseine, i riti della settimana santa conservano ancora oggi elementi suggestivi che, al di là di una evidente teatralità dei gesti, mettono ben in risalto la religiosità popolare, interprete, talvolta in maniera originale e autonoma, dei misteri principali della religione cattolica.
Per un semplice spettatore non è facile capire la complicata dialettica che si instaura tra i tre gruppi: insegne, simulacri, canti, posizione assunta nelle processioni non sono casuali, ma rispondono a un preciso cerimoniale tramandato a voce da secoli.
Le cerimonie più spettacolari si hanno in tre processioni, che prendono il nome da Sos Sepurcros, Su Brossolu, S’incontru e che si svolgono rispettivamente il giovedì, il venerdì e la mattina di Pasqua.
Sos Sepurcros (i sepolcri)
Tutta la popolazione prepara con grande cura “sos sepulcros” nelle otto chiese che verranno visitate dalla processione. Sono delle composizioni floreali (caratteristici i nenneres, piatti composti da alti steli di erbe fatte germogliare al buio) il cui centro ideale e geometrico è costituito dal Cristo morto.
Su Brossolu (letteralmente culla)
E’ la bara in cui viene adagiato il simulacro, venerato il giorno precedente nel sepolcro dell’oratorio di S. Croce. Nella processione, a su brossolu si accompagnano anche i due gruppi chiamati della Maria (l’Addolorata) e della Croce.
S’incontru

Si celebra l’incontro tra il Cristo risorto e sua madre. La drammaticità degli avvenimenti raccontati viene sottolineata momento per momento dal canto melanconico dei gozos (specie di inni sacri o di laudi in lingua sarda), eseguito dal coro dei confratelli, mentre la gioia per la resurrezione esplode, al momento de s’incontru, con le nutrite salve di fucile.
Stessa funzione si coglie nell’abito tradizionale delle consorelle: gonna e corsetto neri in segno di lutto, e gonna marrone e corsetto di velluto verde e viola o cremisi in segno di festa.
1° domenica dopo Pasqua
Festa campestre di Santa Lucia (vedi anche 13 dicembre)
2° Domenica di maggio
E’ una processione molto semplice che si fa la domenica più prossima al 15 maggio in onore di S. Isidoro agricoltore, la cui statua si trova nella chiesa delle Grazie. Dalla mattina presto gli agricoltori, che costituivano in passato la porzione più consistente della popolazione, sono in frenetica attività per addobbare con ogni genere di fiori i loro carri, ai quali aggiogheranno i buoi, egualmente inghirlandati e avente al collo una o più campanelline.
Al centro del giogo non mancherà mai un mazzo di spighe, appositamente scelte e conservate dall’anno precedente. Verso le 10,30 i carri, carichi di giovani in costume tradizionale, convergono tutti nello spiazzo della chiesa delle Grazie da dove partirà la processione che, in un lungo giro, percorrerà le principali vie del paese.
Al corteo si trasporta naturalmente il simulacro del santo e partecipano anche le tre confraternite. Prima della celebrazione della messa si procede alla benedizione della Processione di S. Isidoro.
Ultima domenica di maggio – Festa di S. Maria e Mare
Si parte dalla piazza del Popolo dove vengono benedette le imbarcazioni e si prosegue in processione fino al fiume per poi proseguire in barca fino alla chiesetta di Santa Maria ‘e mare.
24, 25, 26 luglio – Festa patronale di S. Giacomo
Diverse manifestazioni folcloristiche e non. Il programma varia ogni anno. Il programma e’ disponibile presso la Pro Loco. Le feste tradizionali sono molto sentite dalla popolazione e in tali occasioni spesso vengono organizzati spettacoli di ballo e canto tradizionali, eseguiti da gruppi folcloristici in costume sardo.
1° sett. di agosto
Sagra delle pesche
Sagra della Madonna del Rimedio

Tra le feste e ricorrenze di Orosei la Sagra della Madonna del Rimedio è la festa più lunga (18 giorni); entro la cornice del celebre santuari mariano, sacro e profano si armonizzano perfettamente. Di essa parla il premio nobel Grazia Deledda nel più noto dei suoi romanzi Canne al vento.
Il rito, da allora quasi immutato, si rinnova ogni anno: il venerdì della prima settimana di settembre, cento famiglie si trasferiscono con le loro masserizie al santuario, occupando ciascuna una delle cumbessias assegnate a sorte. Qui dormiranno, mangeranno, ospiteranno parenti ed amici, intratterranno buoni rapporti con i vicini di camera per tutto il periodo delle due novene.
Il giorno della festa (seconda domenica di settembre), l’animazione arriva al punto massimo: all’ora di pranzo, il gran numero di ospiti fa allungare le tavolate, tanto da offrire l’immagine di un unico, animato banchetto disposto ad anello entro il recinto delle cumbessias.
Numerose sono naturalmente le funzioni sacre, tutte annunciate dal rintocco della campana. Un apposito comitato di cinque persone dirige la vita di questa temporanea eterogenea comunità e cura le immancabili manifestazioni civili, improntate alla valorizzazione della tradizione locale.
1° novembre
Antichissima festa per “sos mortos” I bambini vanno di casa in casa a chiedere “su peticocone” e ricevono dolci e frutta (papassinos, mele cotogne, melagrani e noci). Nel passato, le vedove e le donne delle famiglie povere andavano la sera, presso le famigli più benestanti che offrivano, in memoria dei morti, i papassini, tipici dolci del periodo. All’uscita della prima messa del mattino, invece veniva offerto “su cocone durche”.
13 dicembre
La lista delle feste e ricorrenze si chiude con la Festa campestre di Santa Lucia. Dopo la messa, viene offerto a tutti i soci per la manutenzione della chiesa e organizzazione della festa, un tipico pranzo sardo. Alla fine della festa, alcuni foglietti con i nomi di tutti i partecipanti vengono messi in un cestino da cui verrà estratto a sorte un nominativo: la persona estratta (può essere anche un bambino) organizzerà la festa.